La definizione più precisa di capitale umano arriva dall’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), e intende l’insieme di tutte quelle conoscenze e competenze acquisite durante la vita da un individuo, finalizzate  al raggiungimento di obiettivi sociali. Non solo il titolo di studio, quindi, ma anche le abilità apprese durante un percorso professionale.

Istruzione, formazione professionale, esperienze e relazioni sociali e civili ci accompagnano nell’arco della vita e possono essere incrementate a seconda di tanti fattori. L’avventura di una vita, infatti, ha costi – economici e non – sostenuti sia a livello individuale che sociale (es. pubblica istruzione, volontariato, ecc.) che i membri di una comunità investono per il miglioramento del proprio futuro.

Uno dei maggiori moltiplicatori del proprio capitale è l’istruzione: maggiore è il livello d’istruzione, maggiori sono le probabilità di avere un’occupazione e un reddito maggiore, aumentando così il valore personale. Proprio per questo un giovane ha un capitale umano molto alto, avendo davanti a sé un periodo più lungo per arricchire il bagaglio personale e di conseguenza il proprio valore.

E per le aziende? Per loro la risorsa umana è un elemento di valore attivo: gli oneri sostenuti per accrescere le capacità dei singoli, sono in realtà investimenti che vanno ad accrescere il successo dell’azienda. Pensiamo alla formazione interna, nella quale si trasmette il know how aziendale. Mantenere e valorizzare il personale formato preserva l’attività dalla concorrenza, e va quindi protetto e monitorato per seguire le evoluzioni delle capacità dei dipendenti, attuando azioni di miglioramento e aggiornamento.

Anche per questo la formazione continua detiene un ruolo essenziale, che offre la possibilità di aumentare un patrimonio aziendale composto da beni patrimoniali e dalla somma dei valori dei dipendenti totali; non solo: anche per i lavoratori, risorse del patrimonio stesso, ci sarà un arricchimento. Di competenze e di valore.